SIMID

Studio Italiano Multicentrico osservazionale sulla prevalenza e l’impatto clinico della carenza di ferro (Iron Deficiency) nei pazienti ricoverati nei reparti di Medicina Interna.

Introduzione

Diversi studi mostrano che nella popolazione generale l’ID è un problema rilevante, rappresentando il deficit nutrizionale più comune al mondo, con una prevalenza che varia dal 5 al 18% in USA e arriva fino al 62-64% nella popolazione Asiatica e dell’America Latina. Gli studi clinici in ambito specialistico cardiologico, che hanno portato all’indicazione di trattare l’ID (anche in assenza di anemia) nel paziente con insufficienza cardiaca cronica, sono stati condotti in popolazioni di pazienti che non sono rappresentative del paziente con insufficienza cardiaca cronica (con o senza riacutizzazione) ricoverato nei reparti di Medicina Interna, il quale presenta generalmente maggiori comorbidità, politerapia ed età più avanzata. A oggi i dati in letteratura relativi all’ID associata ad anemia nel setting clinico del paziente anziano e pluripatologico sono assai scarsi, mentre mancano completamente studi che prendano in considerazione la popolazione di pazienti con ID senza anemia. Inoltre rimane quasi totalmente inesplorata la popolazione, a elevata prevalenza nei reparti internistici, di pazienti affetti da BPCO che hanno mostrato, in studi preliminari, performance respiratorie ridotte associate ad ID senza anemia.

Scopo

Lo studio SIMID ha lo scopo di valutare la prevalenza e identificare l’impatto clinico e prognostico dell’Iron Deficiency (ID), funzionale o assoluta, in un setting di pazienti caratterizzati da polimorbidità e polifarmacoterapia, ricoverati presso le Medicine Interne per insufficienza cardiaca acuta (de novo o cronica riacutizzata) e/o BPCO (nota o di nuova diagnosi) riacutizzata.

Obiettivi

Lo studio si propone gli obiettivi principali di:

  • identificare la prevalenza dell’ID, con e senza anemia, nella popolazione dei pazienti ricoverati nei reparti di Medicina Interna per insufficienza cardiaca acuta (de novo o cronica riacutizzata) e/o BPCO (nota o di nuova diagnosi) riacutizzata;
  • identificare i fattori associati all’ID nella popolazione dei pazienti ricoverati nei reparti di Medicina Interna per insufficienza cardiaca acuta (de novo o cronica riacutizzata) e/o BPCO (nota o di nuova diagnosi) riacutizzata (es. numero di co- patologie, numero di farmaci, score di complessità assistenziale, indicatori di rischio di malnutrizione, numero di ricoveri nell’ultimo anno, provenienza da Struttura Protetta o da casa...);
  • verificare se l’ID rappresenti una comorbidità associata ad esiti clinico-prognostici sfavorevoli (es. inferiori performance cliniche e qualità della vita, maggior durata della degenza, dimissione protetta, peggior prognosi in termini di mortalità e ri- ospedalizzazioni).
L’obiettivo secondario è quello di: classificare i pazienti ricoverati per insufficienza cardiaca acuta (de novo o cronica riacutizzata) e/o BPCO (nota o di nuova diagnosi) riacutizzata rispetto a marcatori biochimici standard (sideremia, saturazione della transferrina e ferritina; dati emocromocitometrici) e a marcatori sperimentali (epcidina e recettore solubile della transferrina) dell’assetto marziale.

Disegno dello studio

Studio sperimentale interventistico, senza uso di farmaci, con finestra di arruolamento prevista da Settembre 2018 a Ottobre 2021. Ogni paziente verrà sottoposto ad un follow-up di 12 mesi.

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